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Digital divide: le prospettive future sulla banda larga

Pubblicato da Paolo Garrisi sab, 4 ottobre 2008

“Digital divide” ossia il divario digitale, esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie (internet, personal computer) e chi no. Le cause sono ad oggi oggetto di studio. Tuttavia vi è consenso nel riconoscere che condizioni economiche, di istruzione e, in molti paesi, l’assenza di infrastrutture siano i principali motivi di esclusione. Così Wikipedia, l’enciclopedia libera conosciuta da tutti gli utenti di internet, definisce la carenza dei servizi connessi alla fruizione delle meraviglie del web. I promotori di questa specie di sensibilizzazione verso l’era digitale, furono l’allora Presidente degli Usa Bill Clinton ed il suo vice Al Gore che negli anni ‘90 intrapresero una politica di forte sviluppo per il potenziamento di internet negli states. Il concetto di “divario digitale” era riferito alla difficoltà di accesso a internet in determinate zone del paese (difficoltà intesa anche sotto l’aspetto dei costi). In quegli anni internet esplode come fenomeno di massa e diventa sempre di più un mezzo di lavoro e di business: non essere connessi alla rete (o non avere gli strumenti cognitivi per farlo), significa quindi essere relegati ai margini della società. In Italia il problema interessa circa 10 milioni di persone e la maggior parte di esse, vivono nelle zone rurali: questo divario, diventa ormai sempre più inaccettabile non solo per chi lavora ma anche per chi utilizza internet per motivi di studio o di svago. La mancanza nel nostro paese è evidenziata soprattutto nei limiti della connessione a banda larga, chiamata anche Adsl, acronimo di Asymmetric Digital Subscriber Line (per intenderci “connessione veloce”). Diverse società in diversi comuni, stanno cercando di contrastare il fenomeno, fornendo collegamenti satellitari e parabole per ottenere una connessione accettabile  raggiungibile in qualsiasi punto del mondo. Ottima cosa se non fosse che, a volte i costi iniziali e quelli di gestione di questi sistemi, risultano proibitivi e non accessibili a tutti. Ma dove sono le grosse società telefoniche? Perchè internet deve essere un bene per pochi eletti, accessibile solo dai grossi agglomerati urbani e nelle periferie, ossia dove le aziende fornitrici possono incrementare facilmente i margini dei loro guadagni? Una risposta certa di sicuro non c’è. La nota positiva è che qualcosa si stà muovendo: un gruppo di imprese che credono nello sviluppo della banda larga e soprattutto con l’intento di distribuirla in tutto il pianeta. Al gruppo di compagnie già impegnate nello sviluppo della “connessione veloce per tutti” si è da poco aggiunta anche Google, con un ambizioso progetto teso a portate la banda larga ad oltre tre miliardi di persone nel continente Africano e in altre aree emergenti del Pianeta. Per perseguire il non semplice obiettivo, il colosso di Mountain View (la sede storica del famoso motore di ricerca) ha stretto un accordo con HSBC, la più grande banca d’Europa, che provvederà sia all’istituzione di un fondo cui attingere e sia alla ricerca di nuovi finanziatori per la messa in opera del progetto, cui parteciperà anche la società Liberty Global Inc. I tre soggetti supporteranno O3b Networks che avrà la responsabilità operativa dell’intera operazione tesa a diffondere il Web nei paesi in via di sviluppo attraverso nuovi collegamenti satellitari. Stando alle prime informazioni fornite da O3b Networks, infatti, nel corso dei prossimi anni saranno lanciati in orbita 16 nuovi satelliti che raggiungeranno con il loro segnale circa tre miliardi di persone. I dispositivi destinati a orbitare intorno alla Terra saranno costruiti dal gruppo Thales Alenia Space, che ha già iniziato l’assemblaggio dei primi modelli. I tempi dell’operazione sembrano essere, infatti, molto ristretti: O3b Networks conta di raggiungere una prima operatività dei sistemi satellitari nel corso degli ultimi mesi del 2010. Successivamente, le società partecipanti al progetto avranno modo di valutare l’efficacia della nuova rete e deciderne un’eventuale implementazione con l’aggiunta di una nuova batteria di satelliti. Aspettiamo fiduciosi, il finalizzarsi dell’intera operazione, anche e soprattutto con la speranza che questo progetto, richiami nel nostro paese nuovi investitori e nuove tecnologie atte a portare la banda larga, in tutte ma proprio in tutte, le case degli italiani.

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